Negli ultimi tempi la parola che più viene usata è A.I., acronimo di Intelligenza Artificiale, l’ultimo “regalo” che la tecnologia ha fatto alla nostra società. Il disorientamento è tanto, così come la tentazione di usufruire di questo ultimo ritrovato, non senza qualche lecito dubbio sulle implicazioni a più livelli, etico, occupazionale, ecc... Vero: l’A.I. non si sostituisce mai al professionista, basta provare a interrogarla su una valutazione immobiliare, su una consulenza legale o fiscale; la risposta consiste sempre nel consiglio di rivolgersi al consulente di riferimento: agente immobiliare, avvocato o commercialista. Inoltre se si inserisce ad esempio un dato sbagliato e si chiede all’A.I. di predisporre una relazione utilizzando quell’informazione, questa non verrà verificata e resterà errata.

La moderna intelligenza è già realtà in molte aziende e rende superflue alcune figure professionali, o per lo meno può sostituire una parte della forza lavoro biologica che viene così rimpiazzata da quella artificiale. Il timore che il fenomeno possa dilagare purtroppo è concreto: una macchina non ha bisogno di pause, ferie, non è soggetta a malattie, non si stanca, non ha diritti ma solo doveri, cioè i compiti che deve svolgere per noi, in poco, pochissimo tempo, e come sappiamo il tempo è denaro!

Dunque anche il settore immobiliare subirà il contraccolpo? Anche le compravendite di case verranno gestite da un asettico androide? Non credo, il nostro settore si basa ancora sul rapporto umano, sull’empatia, sulla calda stretta di mano che, fortunatamente, è ancora impossibile generare artificialmente, ma soprattutto è troppo complesso.
La gestione di un acquisto o di una vendita si compone di varie fasi che alla base hanno l’ascolto delle esigenze del cliente, fatto di sfumature, consigli, verifiche documentali e tecniche, gestione di un’articolata burocrazia. Ma la cosa più complessa è la definizione dell’accordo, la trattativa tra due o più soggetti “ancora umani”, dove entra in gioco psicologia, pazienza e tanta, tanta esperienza data da anni di apprendimento sul campo. Si potrebbe obiettare che l’A.I. impara velocemente e più immagazzina dati più si migliora e amplifica le proprie possibilità di successo. Ma un agente immobiliare ha una conoscenza ancora più approfondita del mercato di per sé già molto frammentato e diversificato, entrando nelle specificità del territorio che si basano molte volte su conoscenze dirette e non solo su notizie apprese solo sul web. Informazioni queste che non sono scritte, non sono reperibili, per cui non possono essere gestite da un’automa.
Ci sono anche tutte quelle casistiche singolari che non trovano risposte se non andando a frugare nell’esperienza di anni di attività. Anche qui non c’è nulla di scritto da cui l’AI possa attingere.

C’è poi tutta la parte di negoziazione, della quale ho parlato pocanzi, fatta di proposte e controproposte affinché i clienti possano ottenere, nelle rispettive posizioni di venditore e acquirente, il miglior affare possibile, superando molto spesso anche complessità legali e finanziarie. Vi affidereste semplicemente allo schermo di un computer che genera risposte, seppur con una bella voce, ma pur sempre artificiale?
E poi, pensiamoci bene, non è già un’intelligenza artificiale quella che da anni stiamo utilizzando per affinare le ricerche della casa dei sogni? Quando entrate sul sito artekasaimmobiliare.it potete effettuare delle scelte, scremare i risultati secondo diversi parametri, non interrogate un data-base aziendale che è un computer computazionale? Praticamente uguale ad una moderna “intelligenza artificiale”, senza se e senza ma!
Stessa cosa avviene quando entrate sui portali immobiliari. In pochi secondi dal vostro smartphone, magari comodamente seduti in poltrona, avete le vostre proposte selezionate tra migliaia di annunci: un grande risultato che si avvale di potenti strumenti di tecnologia artificiale.

Detto questo, davvero gli agenti immobiliari di un’azienda come la nostra dovrebbero temere l’avanzamento di questa tecnologia? Direi con tranquillità di no. Anzi, probabilmente, con il passare del tempo potrebbe risultare sempre più utile per snellire talune pratiche che oggi richiedono maggiori passaggi. In definitiva per il nostro settore i problemi sono ben altri e non certo l’A.I. che, se intelligenti e lungimiranti saranno coloro che la stanno perfezionando, non potrà che essere di supporto alla nostra attività che oggi come domani si baserà sempre su rapporti personali ed emozioni umane.