19 Novembre 2023

Lo smart working stravolge il mercato immobiliare

Con un pizzico di soddisfazione ho letto i dati della ricerca dell’osservatorio della School of management del Politecnico di Milano sui cambiamenti del mercato immobiliare dovuti alla nuova tipologia di lavoro agile gestita da casa, quello smart working di cui spesso ho trattato nei miei articoli, sottolineando aspetti che sono in piena attuazione. Andiamoli a vedere nei dettagli partendo dal dato strettamente “immobiliare”: il 14% degli smart workers ha deciso di cambiare casa scegliendo maggiormente zone periferiche o piccole città, modificando addirittura il proprio contesto abitativo. Non occorre più vivere a poca distanza dal luogo di lavoro, sobbarcandosi costi di gestione elevati, se il lavoro si può gestire da casa. Quelle poche volte che occorrerà raggiungere la sede dell’azienda, saranno considerate come un diversivo e non come un noioso obbligo quotidiano.
Gli italiani hanno imparato ad adottare lo smart working in periodo di pandemia, dunque solo dal 2020, mentre in altre nazioni era già considerata come pratica consolidata. In questi ultimi tre anni l’adozione del lavoro agile, così viene definito in Italia, è stata presa in considerazione da lavoratori e aziende in maniera altalenante, raggiungendo oggi una certa stabilità che fa segnare un 541% in più rispetto al periodo pre-pandemia.
In questo nuovo panorama lavorativo ci guadagnano un po’ tutti, ambiente compreso: grazie alla riduzione degli spostamenti e al minor utilizzo di consumo negli uffici, sono stati immessi nell’aria notevoli quantità di CO2 in meno, aspetto che in questo periodo storico non è certo da sottovalutare.
Le aziende vedono un risparmio diretto dei consumi dovuto al minor utilizzo degli ambienti lavorativi, mentre dal punto di vista dei dipendenti i vantaggi si moltiplicano: meno perdite di tempo negli spostamenti, possibilità di gestire la vita familiare in modo più proficuo e meno stressante, organizzazione del lavoro nelle ore più produttive che variano biologicamente da soggetto a soggetto.
A questo punto la domanda sorge spontanea: quali sono le scelte abitative da attuare? Nasce l’esigenza di creare uno spazio lavoro ad hoc, che inizialmente poteva anche essere limitato ad un angolo della casa, ma ora, ottenuta la conferma da parte di molte aziende a questa forma di welfare, si vive molto di più l’ambiente domestico e diventa d’obbligo prevedere uno spazio destinato proprio al lavoro sia indoor che outdoor.
Chi non dispone di questi spazi cosa fa? Succede quello che spesso ho citato nei miei articoli precedenti: si sceglie di abitare in piccoli e medi centri urbani, più a misura d’uomo ma anche di portafoglio. Allontanandosi dalle metropoli i costi a metro quadro si riducono ed è possibile poter disporre di un ambiente in più nella nuova abitazione, proprio di quella stanza da adibire a studio o comunque dai diversi utilizzi, che permettono a più membri della famiglia di trovare concentrazione per le proprie attività. Nulla vieta infatti di arredare un ambiente in maniera polifunzionale, dove lavorare in determinate ore del giorno e praticare yoga in altre e, ancora, guardare un film la sera.
Cambiano così le abitudini lavorative ma anche quelle familiari, tutto si evolve in meglio e anche il settore immobiliare segue questo trend. Sta a noi professionisti intercettare queste nuove esigenze, mettendo sul mercato immobili di qualità in grado di soddisfarle.

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