7 Dicembre 2025

Il Treno
La nostra meraviglia di Natale

Ci sono viaggi che entrano nel cuore non per la destinazione, ma per tutto ciò che accade tra una stazione e l’altra. Il treno, per me, è sempre stato questo: un palcoscenico di attese, risate, saluti sommessi e piccoli riti che raccontano chi siamo.

La prima volta che ho preso il treno era per una fuga estiva con gli amici verso Rimini. Era la mia prima vera vacanza lontano da casa: valigie improvvisate, canzoni urlate dai finestrini, l’euforia di chi parte per desiderio più che per necessità. Quel viaggio aveva il sapore delle cose sognate da tanto tempo e il ritmo regolare delle rotaie sembrava scandire un futuro tutto da inventare.

Il treno è stato anche la cornice di attimi più intimi. Ricordo il viaggio per il concorso in polizia: non andò come speravo e il sogno si spense, ma quel giorno resta vivo per un motivo semplice: non ero da solo. Mia madre mi accompagnò. Fu una piccola trasferta solo nostra, la più intima che abbiamo fatto insieme. Non servivano grandi parole: la sua presenza bastò.

Ci sono stati poi gli anni del servizio militare: viaggi fatti con il biglietto gratuito, uno dei piccoli vantaggi di quel periodo. Salire sul treno allora aveva un colore diverso. C’era rispetto tra di noi, ci si riconosceva subito, si condivideva un forte senso di appartenenza alla divisa che portavamo con orgoglio. Quei trasferimenti avevano la sobrietà delle cose importanti: non solo spostamenti, ma momenti in cui si consolidavano amicizie, si imparava il valore della disciplina e si custodivano storie comuni. Il treno diventava cassa di risonanza di un’identità condivisa, un luogo capace di trasformare sconosciuti in compagni di strada.

Poi ci fu la Svizzera: paesaggi che si aprivano come dipinti, una carrozza d’altri tempi con legno e tessuti preziosi. Qui ogni finestra era una piccola apertura su un mondo fiabesco, nuovo e così ordinato da sembrare irreale; eppure, scesi in stazione, ciò che avevo visto sfrecciare davanti ai vetri si era materializzato sotto i miei occhi, come un presepe che prende vita. Mi rimase impresso e lo ricordo ancora oggi come una piccola meraviglia.
Da bambini si correva tutti insieme per raggiungere la sbarra appena abbassata e ammirare quel lungo mezzo meccanico: nei piccoli vetri scorrevano volti che si vedevano solo per un attimo, e qualcuno ci salutava con la mano. Noi ricambiavamo, quasi come se ci conoscessimo. Non sapevamo dove stessero andando, non conoscevamo la loro destinazione, ma ne invidiavamo il viaggio.

Oggi il treno è spesso pragmatico: mia figlia lo prende ogni giorno per andare a Milano, studiare, costruire il suo futuro. Per tanti giovani è il tragitto obbligato verso il domani, un ponte quotidiano che separa ma unisce allo stesso tempo casa e città, studio e vita. Non è più il luogo delle chiacchiere col vicino, delle mani che si aiutano a sistemare il bagaglio; è diventato solo un passaggio, spesso frettoloso, per molti pietra miliare della routine.
Eppure, per me, resta lo stesso prodigio di una volta: è la macchina che ti porta via e poi, soprattutto, quella che ti riporta a casa.
Il viaggio di ritorno aveva una magia particolare. Tornare significava ricomporre pezzi di giorni diversi, portare con sé brandelli d’avventura e riannodare il filo della vita quotidiana. Quei rientri erano i più belli, perché dentro ogni carrozza si avvertiva il sollievo di essere diretti verso i propri affetti, la propria zona di comfort, il luogo che amiamo chiamare “casa”.

Il treno cambia, cambiamo noi, ma rimane specchio di momenti sospesi: prime vacanze, sogni sfiorati, intimità con chi ci accompagna, panorami che diventano memoria. È un racconto collettivo scritto su rotaie, che attraversa generazioni, dai bambini che aspettano di vederlo passare ai giovani che lo prendono per costruire il loro domani.
Per questo, quando Benedetta, che ogni anno cura per il Comune di Novara il Magnifico Natale e coordina gli allestimenti cittadini, mi ha dato la possibilità di scegliere l’installazione per questo Natale della mia amata città, non ho avuto dubbi: "ho fatto subito il biglietto".
Vedere il treno personalizzato con il nostro logo aziendale ARTEKASA è stata la naturale conclusione di un percorso: dalla memoria del viaggio personale alla festa collettiva, un gesto che unisce radici, appartenenza e il piacere di restituire alla città un pezzo della nostra storia.

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