7 Gennaio 2025

Unicredit - Banco BPM
Una tagliola per i nostri territori

L’offerta pubblica di scambio (OPS) lanciata da Unicredit su Banco BPM rappresenta una delle mosse più discusse e controverse degli ultimi anni nel panorama finanziario italiano. Una partita giocata, per usare un’espressione eloquente, “a luci spente”. Non è un caso se, come si è letto sulla stampa, l’offerta ostile ha fatto alzare più di un sopracciglio nei corridoi di Palazzo Chigi: evidentemente un’operazione del genere apre interrogativi non solo economici, ma anche sociali e di politica industriale.
Banco BPM non è una banca qualunque: è il terzo gruppo bancario italiano per dimensioni e importanza, con un ruolo cruciale nel sostegno al tessuto produttivo nazionale, con particolare riferimento al nord e centro Italia. Offre servizi fondamentali per famiglie e imprese, in particolare le PMI.
Un’eventuale acquisizione da parte di Unicredit proietterebbe quest’ultima in una posizione dominante, creando un duopolio e diminuendo la concorrenza, con possibili conseguenze dirette sul mercato dei mutui, dei finanziamenti e delle politiche creditizie.
Il rischio concreto è una drastica riduzione della competitività, con un possibile aumento dei costi per i consumatori e per le aziende, e una minore attenzione alle esigenze locali. Ma non solo: la fusione tra i due colossi bancari rischia di generare numerosi esuberi, date le tante sovrapposizioni.
Si può inoltre ipotizzare che la scomparsa di Banco BPM possa determinare un allontanamento, della banca che risulterà dalla fusione, dai territori di riferimento; che ne sarà della nostra Fondazione, del sostegno alle società sportive, alle Onlus e alle iniziative culturali, della valorizzazione delle unicità dei nostri territori, dove prima BPN e poi il GUPPO BPM sono sempre stati attori importanti e supporter indispensabili?

Un costo sociale che non possiamo permetterci assolutamente di sottovalutare!
Se l’operazione andasse in porto, Unicredit si troverebbe a dominare, insieme a Intesa San Paolo, la scena bancaria italiana, ma per una banca di dimensione europea che ha in Italia solo una parte del proprio business, è difficile pensare che possa esservi attenzione verso le specifiche necessità dei nostri singoli territori.
Perderemo i vantaggi della prossimità capillare dell’attuale rete e anche il dialogo costruttivo e costante con i centri decisionali, che ha sempre contraddistinto la nostra Banca quale interlocutore attento e responsabile.

C’è un altro elemento che rende questa operazione particolarmente delicata: Banco BPM non è una banca in crisi. Non siamo di fronte a una realtà che necessita di un partner per sopravvivere, come accaduto in passato con altri istituti di credito italiani. Al contrario, BPM è un gruppo solido e redditizio: il valore del titolo cresce costantemente, la banca genera dividendi e ha registrato dati di bilancio straordinari. E’ quindi capace di stare sul mercato in modo competitivo e autonomo, creando valore per i propri azionisti e per l'intero tessuto socio economico in cui opera.
In un momento storico in cui si cerca di ricostruire un’economia basata su valori di trasparenza, responsabilità e attenzione al territorio, questa OPS rappresenta un passo nella direzione opposta. È una manovra che a me appare distante dal concetto di finanza etica e generativa, in cui il profitto immediato e le ambizioni dei grandi Fondi internazionali sembrano prevalere su qualsiasi altra considerazione.
L’Italia ha già visto in passato gli effetti di certe operazioni finanziarie. E’ il mercato dirà qualcuno! Ma in un periodo in cui la parola d’ordine è sostenibilità, forse dovremo fare attenzione a non determinare situazioni che rendono il nostro sistema produttivo meno sostenibile.

Credo sia necessario che il Governo, le autorità di vigilanza e l’opinione pubblica guardino con attenzione questa operazione, affinché l’interesse collettivo non venga sacrificato a favore dell’aggregazione per l’aggregazione, solo per rendere più grande un gigante finanziario che ha sede nel nostro Paese ma una forte presenza in est Europa, Germania, Russia.

Nei prossimi mesi gli sviluppi saranno cruciali per capire, non solo il destino di Banco BPM e Unicredit, ma anche quale modello di finanza e sviluppo vogliamo per il nostro Paese.

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