Come ho anticipato nell'articolo di domenica scorsa, la figura di Silvio Berlusconi suscita reazioni contrastanti, spesso anche accentuate. Senza voler entrare nel tema politico e personale, desidero affrontare il tema della visione immobiliare di questo imprenditore che con i suoi progetti ha contribuito a cambiare il modo di costruire in Italia.
Tra gli anni sessanta e settanta imperversava un'edilizia sconsiderata in cui la parola d'ordine era costruire il più possibile per garantire abitazioni al maggior numero di nuclei familiari. Anche dove lo spazio era molto limitato, sorgevano palazzi dal discutibile gusto estetico, con un numero di alloggi spropositato, venivano utilizzati anche i piani seminterrati per realizzare appartamenti. Alle abitazioni preesistenti, come le vecchie case di ringhiera che caratterizzano gran parte del centro di Milano, si preferivano costruzioni anonime realizzate "con lo stampino", manufatti che ancora oggi deturpano il paesaggi della città e molti paesi dell’hinterland.
Questo era il terreno su cui mosse i primi passi il Berlusconi imprenditore edile, animato da una vera e propria missione: realizzare nuovi quartieri più a misura d’uomo per garantire il benessere delle persone. Ed in effetti, chi ha poi potuto acquistare un appartamento o una villa nelle sue "città ideali", ha potuto godere di molti vantaggi: tranquillità, sicurezza, servizi a portata di mano, come attività commerciali, scuole, aree sportivo-ricreative e tantissimo verde attorno alla propria abitazione.

Il primo progetto importante è stato "Milano 2", una città nella città, a Segrate, periferia nord-est di Milano con 2.600 appartamenti immersi nel verde, con piste ciclabili e percorsi pedonali intorno ai laghetti artificiali creati proprio per portare un forte senso di pace nel contesto residenziale.
Poi, negli anni '80, visto il successo di Seregno, è stata la volta di "Milano 3", zona Basiglio a sud-ovest di Milano. Gli appartamenti salgono a 3.300 edificati con le medesime caratteristiche delle precedenti costruzioni, dunque molte aree verdi, sicurezza, viabilità veicolare lenta e non invasiva, percorsi ciclo-pedonali, servizi.
L'idea iniziale del “vivere bene” si abbina a quella imprenditoriale, di business. Infatti a Milano 3 trova spazio anche un centro di produzione televisiva e bancario, altri rami di interesse di Silvio Berlusconi.

Tornando all'idea di benessere abitativo, è da rimarcare come fosse sconosciuta in quegli anni questa parola, mood invece oggi di molte iniziative immobiliari. La visione di ieri, per la quale Berlusconi è stato primo ma non unico pioniere, è ora una realtà imperante, imprescindibile, al centro di ogni nuovo studio di progettazione residenziale.
Imprenditori visionari ce ne sono stati in passato: uno fra tutti Adriano Olivetti che ha sempre considerato fondamentale il benessere dei propri dipendenti, risorsa indispensabile per il successo d’impresa. Con Milano 2 e 3, Berlusconi ha voluto estendere questo concetto, mettendolo a disposizione non solo al lavoratore ma a tutto il suo nucleo famigliare; perché migliorare le condizioni di lavoro delle persone e offrire loro una buona qualità di vita all’interno delle proprie case è sicuramente il modo intelligente per costruire una società sana e prospera.

Questa la grande differenza: costruire e vendere immobili anonimi, privi di attenzione verso coloro che li abiteranno, oppure favorire la realizzazione di progetti capaci di creare valore, di migliorare il benessere della persona.
Il progetto WELL HOME ITALY, “abitare bene”, è per noi di ARTEKASA una continua ricerca, che ci porta ad un costante confronto con i migliori professionisti e le migliori imprese, per riuscire a commercializzare le migliori abitazioni presenti sul mercato.