Questa settimana sono andato a visitare un immobile, che avrebbe ottime potenzialità turistico ricettive e che si affaccia su uno dei nostri laghi; per ragioni di riservatezza non dirò esattamente dove si trova. Un immobile complicato per la sua architettura e per le sue dimensioni, ma con potenzialità enormi se ci si investe con uno studio di progettazione e lo si trasforma in una residenza turistica esclusiva.
La vista è spettacolare e ha anche una darsena privata di ottime dimensioni, ci sono tutti i presupposti per realizzare una bella operazione immobiliare!
Attualmente l’immobile è stato messo a disposizione dei profughi provenienti dall’Ucraina, donne di diversa età, bambini e qualche ragazzo, circa una cinquantina di persone sparpagliate tra il cortile e gli appartamenti; mi avevano avvisato, ma non ero preparato ad incrociare i loro sguardi.
Io ben vestito, quasi fuori luogo in quel contesto e loro vestiti più semplici, di quella semplicità che mi ricorda l’epoca dei miei nonni, rammendati ma puliti ed ordinati.
Maria, responsabile del centro, mi accompagna a visitare la villa, è lì da due mesi ma la gira ancora con imbarazzo, con disagio, non è la sua casa e con il cuore a Mariupol neanche il paesaggio bucolico del lago riesce a donarle serenità; il suo cuore è là in mezzo ai campi di grano della periferia della metropoli distrutta dai russi.
La sua cortesia è massima, discreta nella sua vestaglia colorata in cotone senz’orlo, non ho il coraggio di farle domande, termino la visita e con i miei collaboratori ringraziamo e ci allontaniamo con la testa bassa e pensierosi, poche parole…”povera gente”!
Credo che sia impossibile rendersi conto della gravità di quanto sta succedendo se non si incrocia lo sguardo di un profugo, se non si calpestano le macerie dei palazzi distrutti, se non si sente l’odore del sangue per le strade, la televisione rende tutto più cinematografico, anche nei reportage più veri.
Nei prossimi giorni inizierò ad analizzare l’immobile, a studiarne la sua riconversione per un utilizzo turistico ricettivo, ma ho bisogno di staccare un attimo, questa esperienza, se pur fugace, mi ha catturato i pensieri e inibito la mia creatività. Spero con tutto il mio cuore che Maria possa tornare presto tra i suoi campi di grano, per ricostruire la sua vita, con fatica e umiltà, ma libera e in pace.
ANDREA LEO
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